Si fa un gran parlare in queste ultime ore di piattaforme di scambio messaggistica. Per la verità tutto sembra ricollegarsi alle vicende di cambio presidenziale negli Stati Uniti e quindi, al ruolo dell'ormai ex presidente Donald Trump nella storia del bene contro il male.
Il bene rappresentato da (proprio) lui e tutti i suoi fedeli, compresi i funzionari governativi integerrimi che di nascosto operano in varie parti delle amministrazioni USA.
Il male rappresentato da una trasversale accolita di personaggi che vanno dai milionari e miliardari americani (e non solo), agli esponenti culturali della sinistra chic, alla lobby hollywoodiana di registi e attori ricchi e famosi e ad una schiera non precisata di altri funzionari ribelli e indipendenti al senso patriottico che si fa chiamare "Deep State", ovvero stato profondo.
Cosa c'entra tutto questo con whatsapp e compagnia cantante?
Parrebbe che whatsapp, nell'orbita di uno dei più importanti emissari del male, mister Zuckerberg, creatore e patron di Facebook, sia e possa essere uno degli strumenti di controllo nei confronti delle persone libere. E quindi da evitare come la peste.
A conferma di questo evento, si segnalano le nuove richieste di sottoscrizione di privacy e autorizzazioni che agli utenti di whatsapp stanno arrivando in questi giorni e che sembrerebbe debbano entrare in vigore a breve.
Le voci del web dicono: "Whatsapp non è sicuro, è controllato e serve per aumentare il controllo di ciò che diciamo, facciamo".
A questo punto che si fa? Il consiglio è la migrazione verso altri sistemi di messaggistica.
Così alcuni hanno deciso di spostarsi sul sicuramente altrettanto famoso Telegram (vero concorrente di whatsapp) mentre i più sofisticati e attenti stanno erigendo a salvatore della patria il nuovo Signal.
Ora... io non sono un esperto tecnico di architettura informatica e non posso esprimere giudizi tecnici sulle qualità di queste piattaforme. Ma non credo sia questo il problema.
Per chi si vuol fare una idea, già da anni esistono rispettabili siti di telefonia, informatica o di programmazione che analizzano e dando delle recensioni sui pro e contro di tutti i software di messaggistica esistenti. Come giudizi vengono dati su altri programmi, videogiochi, elettrodomestici, giocattoli, creme e cibo.
Si chiamano "recensioni".
E le recensioni, da moltissimo tempo, stabilivano che, ad esempio Telegram ha delle funzionalità migliori rispetto a Whatsapp ed è sempre un passettino avanti come qualità e servizio. Non che whatsapp sia malvagio. Diciamocelo, funziona più che bene.
Ci permette di fare cose che solo 15 anni fa sembravano fantascienza. Chiamare in qualunque parte del mondo in videochiamata dal proprio cellulare a costo zero con qualità più che dignitosa? Ma di che parliamo.
Telegram è però più funzionale, più smart, più di qualità. E implementa (mette in atto) qualche accorgimento che Whatsapp non ha.
La differenza? Whatsapp è la chat che tutti hanno. Telegram è diffusa ma non tutti la hanno. Tutto qui.
E Signal? Signal è una piattaforma creata da un gruppo di sviluppatori tecnologici con il meccanismo dell Open Source, che è una filosofia informatica in cui crei qualcosa ma permetti che chiunque possa accedere al tuo programma e ai segreti di programmazione.
Secondo gli esperti Signal ha delle caratteristiche tecniche che la renderebbero, nei fatti, meno attaccabile da usi non consentiti e quindi con maggiore privacy.
E questo ci sta.
Ma questo è vero da anni. Non è una cosa di questi giorni. Signal si basa su un sistema che già da un punto di vista tecnico è stato concepito per essere più sicuro.
Ma poi, ragionandoci, cosa significa PIU' SICURO? Ed infatti è qui che casca l'asino.
Noi telefoniamo e le nostre conversazioni potrebbero essere ascoltate con pochissimo impegno e strumenti relativamente facili da procurarsi. E' illegale, ovvio. Ma si può fare. Facilmente.
Ma nessuno si pone il problema della sicurezza dello scambio di informazioni via telefono.
Whatsapp diventerebbe il modo in cui I POTERI FORTI entrano nel nostro cellulare e controllano ogni cosa che facciamo e monitorano tutti i nostri segreti.
La mia idea, per carità, è che questo in realtà già succede e non ne siamo consapevoli. Cioè la rete, l'informatica, l'automazione è già diventata talmente pervasiva da consentire questo. Quindi non so di che parliamo.
In realtà penso che il complottismo (parola assunta nella sua accezione peggiore) stia prendendo alla testa tutti. E la fuga da Whatsapp a Signal per sottrarsi al controllo mediatico di aziende più potenti di moltissimi stati (i grandi colossi del web e dell'informatica), mi sembra assomigli al bambino che non volendo mangiare i broccoli minaccia di non respirare finchè non gli verrà consentito di mangiare altro.
Una stupidaggine.
Si può passare ad un altro sistema per mille motivi. Io userei telegram al posto di whatsapp, ad esempio. Di whatsapp odio il fatto che non ci sia un meccanismo di cancellazione più rapida dei file che ti vengono inviati e alla fine ti seppelliscono il telefono. Ma telegram è meno diffuso di whatsapp. E quindi whatsapp mi è più utile per le cose che faccio, lavoro compreso.
Tutto qui.
E, tra l'altro, il nuovo aggiornamento privacy di Whatsapp, di fatto, non cambia niente rispetto a prima. Di sicuro non consente di entrare nel telefono e controllare quanti soldi hai in banca.
Se qualcuno, illegalmente, lo volesse fare, probabilmente potrebbe già ora. E senza Whatsapp oppure anche con Signal.
Il problema della privacy è veramente un grande problema. Andrebbe esaminato sia da un punto di vista pratico ma soprattutto filosofico.
Cosa significa veramente rispetto della privacy di un individuo? E dove è giusto concedere parte di questa privacy per un miglioramento della qualità della vita?
Se finisco in ospedale e ho un ferro nelle parti intime, non credo che nessuno griderebbe allo scandalo se infermieri e dottori violano la privacy della mia intimità per aiutarmi da un punto di vista medico. Esempio drastico ma efficace.
E' giuso riflettere sulla privacy. Ma dobbiamo farlo a 360°, perchè è qualcosa che ci riguarda tutti i giorni. Anzi riguarda la trama e l'ordito di questa società che stiamo costruendo. Dovremmo riflettere sulla progettazione del tutto e non ricorrere a mettere una pezza qui e la con l'idea che abbiamo difeso la nostra privacy.
Alla prossima.